
La diocesi di Alife-Caiazzo comprende 24 comuni (Alife, Caiazzo, Piedimonte Matese, Formicola, Ruviano, Liberi, Dragoni, Castel di Sasso, San Potito Sannitico, Castello del Matese, Raviscanina, Letino, Ailano, Baia e Latina, Castel Campagnano, Pontelatone, Sant’Angelo d’Alife, Prata Sannita, San Gregorio Matese, Piana di Monte Verna, Pratella, Valle Agricola, Alvignano e parte del comune di Gioia Sannitica con i borghi di Calvisi e Carattano), con una popolazione di circa settantamila abitanti. Il territorio, di 580 km², è suddiviso in 44 parrocchie.
La Diocesi di Alife-Caiazzo è stata eretta il 30 settembre 1986 da Papa Giovanni Paolo II che procedette alla fusione delle due antiche Chiese di Alife e di Caiazzo, già unite in persona Episcopi dal 1978, nominando primo Vescovo S.E. Mons. Angelo Campagna, fino a quel momento pastore delle due precedenti Comunità diocesane.
Secondo la tradizione fu S. Pietro il primo annunciatore del Vangelo ad Alife e quindi le origini dell’episcopato risalirebbero ad epoca apostolica, per altri l’istituzione della diocesi è di epoca costantiniana.
Tra i partecipanti dei concili svoltisi a Roma nel 499 e nel 501 sotto papa Simmaco è presente Clarus, che si può considerare come il primo vescovo di Alife di cui si hanno notizie certe.
Si può affermare comunque che nel 533 il Cristianesimo fosse molto diffuso in questa zona come ha potuto dimostrare il ritrovamento della lapide di tre fratellini, sulla quale i bambini sono definiti cristiani.
Al VI secolo risale anche un frammento d’iscrizione in cui è nominato un altro vescovo, Severo.
Nell’876 un’incursione di Saraceni distrusse l’intera città, compresa la cattedrale situata tra le odierne Porta Romana e Porta Piedimonte.
Nel periodo di dominazione longobarda Alife restò senza vescovo. Il 26 maggio 969, papa Giovanni XIII nominò Landolfo arcivescovo di Benevento concedendogli la facoltà di eleggere vescovi suffraganei, fra i quali quello di Alife. Il vescovo della ricostituzione è Paolo.
Nella cripta della nuova cattedrale in diverse epigrafi sono ricordati i nomi dei vescovi a partire dall’inizio dell’XI secolo con i nomi latinizzati di Gosfridus, Vitus- vivente nel 1020- e Arechis in carica nel biennio 1059-1061.
Nella seconda metà del secolo la famiglia normanna Quarell Drengot conquistò il territorio alifano e l’episcopato acquistò notevole importanza. Nel 1131 il secondo Rainulfo, conte di Alife, Caiazzo e Sant’Agata de’ Goti, chiese e ottenne dall’Antipapa Anacleto II le reliquie di San Sisto I papa e martire, divenuto poi protettore della città e della diocesi.
A lui fu dedicata la Cattedrale, che nel corso dei secoli ha subito numerose trasformazioni e ricostruzioni e attualmente è dedicata a Santa Maria Assunta. I vescovi del XII secolo noti in storiografia sono Roberto, Pietro, Baldovino e Landolfo.
Altre figure di vescovi che emersero durante il medioevo furono: Alferio, eletto vescovo nel 1252 e trasferito nel 1254 a Viterbo; e Giovanni De Alferis, grazie al quale fu salvato il prezioso manoscritto Gli arcani historici, dello zio Niccolò Alunno, gran consigliere del re Ladislao.
Nel periodo rinascimentale sono da ricordare: Sebastiano Pighi, vescovo tra il 1546 e il 1547, poi nominato cardinale; il letterato Antonio Agustín da Saragozza, inviato in Inghilterra come nunzio di papa Giulio III per le nozze di Filippo II di Spagna con Maria Tudor e Giacomo Gilberto de Nogueras, cappellano della regina di Boemia e dell’arciduca Ferdinando, che fu fra i più attivi partecipanti al Concilio di Trento.
In questo periodo la città di Alife visse un periodo di declino tanto che il vescovo de Nogueras si trasferì a Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese), residenza mantenuta da molti dei suoi successori.
Il 10 giugno 1651 Pietro Paolo de Medici fondò il Seminario diocesano a Castello d’Alife (oggi Castello del Matese), successivamente Giuseppe de Lazzara lo trasferì nell’attuale sede di Piedimonte Matese.
Il 27 giugno 1818 papa Pio VII soppresse la diocesi di Alife con la bolla De utiliori dominicae e solo il 14 dicembre 1820 il vescovo Emilio Gentile riuscì a farla ripristinare con la bolla Adorandi dello stesso papa con l’unione alla diocesi di Telese.
Il 6 luglio 1852 la diocesi fu scissa da Telese e Gennaro Di Giacomo, discussa figura di vescovo risorgimentale, optò per Alife.
Nel corso del XX secolo si distinse la figura del vescovo Luigi Noviello all’epoca dell’occupazione tedesca; seguito da Virginio Dondeo, esperto annunziatore della Parola di Dio, poi vescovo di Todi e Orvieto, e Raffaele Pellecchia, divenuto in seguito arcivescovo di Sorrento e Castellamare di Stabia, che partecipò al Concilio Vaticano II.
La Diocesi di Alife-Caiazzo