
di Antonella De Biasio
Il dipinto su tela raffigurante la “Presentazione al Tempio” di Angelo Mozzillo è stato oggetto di un importante intervento di restauro. Lavoro che peraltro si è rivelato occasione di maggiore approfondimento su un’artista, stranamente, ancora poco conosciuto.
L’intervento di restauro ha avuto lo scopo di valorizzare e recuperare un bene culturale ormai compromesso da numerosi degradi.
Sull’opera è stato eseguito un restauro conservativo, basato sui principi del minimo intervento, che ne salvaguardasse il valore storico con l’impiego di materiali compatibili e operazioni completamente reversibili. Al momento del restauro le condizioni conservative dell’opera erano piuttosto precarie. La tela appariva notevolmente rilassata, indebolita e ossidata.
L’intera superficie pittorica si presentava estremamente arida, con diffuse abrasioni e svelature di colore. La pellicola pittorica denunciava un cretto particolarmente pronunciato e con scarsa aderenza al supporto.
Lo strato di vernice protettiva che ricopriva per intero il film pittorico risultava estremamente ingiallito, tale da non consentire più una corretta lettura dell’opera nei suoi valori cromati e nella decifrazione delle figure.
Il dipinto era, inoltre, interessato da lacune, micro-lacune, lacerazioni e ricoperto da un fitto strato di sporco e particellato atmosferico che finivano con l’opacizzare e snaturare la freschezza tonale dei colori originali.
Inizialmente non era possibile osservare il verso del dipinto perché nascosto dietro una tela da rifodero posta da un precedente intervento, che aveva peraltro modificato le misure originali dell’opera ingrandendola.
In passato, infatti, era normale pratica “riparare” le opere deteriorate con la sostituzione di qualche parte mancante, o rinfrescare e modificare la pittura in base ai cambiamenti di gusto e alle mode del periodo. In quest’ottica senza regole, molte opere hanno subito nel tempo cambiamenti e alterazioni della forma e dell’aspetto, tali da stravolgere interamente la natura originale dell’opera in base ai mutevoli cambiamenti di gusto e di culto.
Sempre riconducibile a questo precedente intervento era la struttura di sostegno, costituita da un telaio ligneo, non originale, fisso, perciò sprovvisto di un sistema di tensionamento regolabile.
L’inadeguatezza di tale struttura avrà creato da subito cedimenti del tessuto, tali da indurre il restauratore dell’epoca ad avere l’esigenza di creare dei punti di ancoraggio tra la tela e il telaio mediante chiodi metallici.
Il restauro di quest’opera si è rivelato un lavoro piuttosto complesso sia per le problematiche d’affrontare, sia per le difficoltà nelle sue movimentazioni date le notevoli dimensioni (3,45m x 2,47m). L’intervento si è sviluppato attraverso operazioni tecnico-scentifiche volte a conservare e a trasmettere al futuro l’opera, facilitandone la lettura e senza cancellare le tracce del passaggio del tempo, nel rispetto della sua sostanza antica.
La scelta delle metodologie da seguire è stata preceduta da un’approfondita analisi delle soluzioni possibili, per individuare i sistemi meno invasivi e più compatibili nel pieno rispetto dell’opera.
Le fasi iniziali hanno previsto una serie di indagini diagnostiche necessarie ad approfondire la conoscenza dell’opera e della sua storia conservativa.
Una volta smontato dalla sua collocazione originaria, il dipinto è stato pulito. Operazione estremamente delicata e rischiosa, dato il suo carattere irreversibile che potrebbe creare degli scompensi cromatici o eliminare la patina antica. Il criterio generale che ha guidato l’intera fase di pulitura è stato il recupero del testo originale asportando, prima, meccanicamente lo sporco più incoerente e poi solubilizzando con miscele di solventi gli strati pittorici non originali, debordanti, snaturanti e alterati.
Dopo la pulitura l’opera ha riacquistato profondità, sono riemersi i suoi colori originali in tutta la loro brillantezza e luminosità, alcuni dettagli hanno guadagnato leggibilità e nella porzione centrale è affiorato un delizioso pentimento dell’artista, chiara testimonianza dell’autenticità del dipinto.
Al termine della pulitura è stato necessario un primo consolidamento del film pittorico per stabilizzare la superficie. La necessità di tale operazione è legata alla perdita di coesione e all’aumento della porosità della materia costituente lo strato pittorico, volta ad un suo risanamento mediante l’impregnazione della microporosità per mezzo di liquido consolidante, capace di passare allo stato solido una volta penetrato.
Per poter procedere con le operazioni da svolgersi sul verso, il recto del dipinto è stato preventivamente protetto con uno strato di velinatura.
Il dipinto è stato adeguatamente arrotolato e girato sul verso così da consentirne pulitura e consolidamento.
L’intervento di foderatura è stato necessario, in quanto la tela originale non era più in grado di autosostenersi. Consistente in un’operazione lunga e complicata volta a rinforzare la struttura del dipinto mediante l’applicazione, a diretto contatto con quell’antica, di una nuova tela scelta in base alle caratteristiche dell’originale. Una volta foderata, la tela è stata svelinata, rimossa dal telaio provvisorio utilizzato durante la foderatura e tensionata su un nuovo telaio ligneo espandibile.
Ha avuto così inizio l’intervento di restauro estetico, tramite una prima verniciatura di protezione dell’intera superficie, seguita dalla reintegrazione delle lacune tramite gesso e colla.
Le stuccature sono state rasate e reintegrate pittoricamente al fine di ricreare un collegamento cromatico e formale della rappresentazione pittorica.
Il restauro del dipinto della “Presentazione al Tempio” di Angelo Mozzillo a Camigliano