
di Don Pierangelo Sorvillo
Padre Agostino (Ernesto Luigi) Castrillo nacque a Pietravairano (CE) il 18/02/1904, secondo di 11 figli. Il papà, Raffaele, era un piccolo commerciante e la mamma, Concetta Melenchi, era casalinga.
Il piccolo Ernesto frequentava quotidianamente il Convento di S. Maria della Vigna con le zie paterne Brigida e Filomena ed imparò a servire messa. Durante il giorno, dovunque fosse in casa o in campagna, giocava a fare altarini e pregava e cominciò a manifestare l’intenzione di volersi fare frate. Le condizioni economiche della famiglia non lo permettevano e così le zie Brigida e Filomena si fecero carico delle spese dei suoi studi.
A soli 10 anni e mezzo, nel 1914, entrò nel seminario minore francescano di Sepino (CB). Nel 1919 fu ammesso all’anno di noviziato ad Amelia (TR) e l’anno successivo emise la professione dei voti.
Tornò in Puglia per proseguire gli studi letterario-filosofici e teologici.
Fu ordinato sacerdote l’11 giugno 1927 a Molfetta nel Santuario della Madonna dei Martiri e il 13 giugno celebrò la Prima Messa Solenne a Pietravairano nel Santuario della Madonna della Vigna.
Da allora fu insegnante, parroco, segretario della Provincia monastica, Ministro Provinciale (a 36 anni fu il più giovane Provinciale dei Frati Minori d’Italia), Direttore Spirituale degli studenti del Pontificio Ateneo Antoniano di Roma, Vescovo di San Marco Argentano e Bisignano (CS).
La domenica successiva alla sua Consacrazione Episcopale, il 25 dicembre 1953, Padre Agostino, celebrò a Pietravairano il primo pontificale e somministrò la Cresima a 70 giovani.
Morì il 16 ottobre 1955 e subito si verificarono numerose manifestazioni di riconoscimento della sua santità.
Il suo successore Mons. Luigi Rinaldi avviò la raccolta di scritti editi ed inediti e di documentazione relativa alla sua fama di santità.
Ottenuto il “nihil obstat“ dalla Congregazione per le Cause dei Santi, fu iniziata la Causa di Canonizzazione con la costituzione di due tribunali diocesani: uno a San Marco Argentano e l’altro a Foggia. I risultati dei due processi furono ritenuti validi dalla Congregazione (2002) e fu preparata la POSITIO e il 16 giugno 2017 i Padri Cardinali e Vescovi nella sessione ordinaria presieduta dal Card. Angelo Amato hanno riconosciuto che il Servo di Dio ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse.
Dopo la firma di Papa Francesco viene pubblicato il Decreto di VENERABILITA’.
La sua vita incarnò in modo esemplare lo spirito e la lettera delle Beatitudini. Espletò in grande umiltà e nella piena donazione di sé i servizi di parroco, ministro provinciale e di vescovo.
Guidò la parrocchia di Gesù e Maria in Foggia per 10 anni vivendo in una situazione di grande povertà. Tutto quello che riceveva dai parrocchiani lo elargiva ai poveri. La sagrestia e la porta del convento erano sempre aperte e lui ascoltava, consigliava ed aiutava.
Dava il massimo delle cure e del tempo a disposizione ai malati e fra i malati indifferenti e miscredenti ottenne molte conversioni. Da conversazioni su argomenti di vita quotidiana saliva di quota e spaziava nel campo della fede e della morale e le sue prediche si sviluppavano in una traccia ideale di una catechesi permanente.
Fu ministro provinciale per 4 volte. Non si comportava da manager ma si lasciava guidare da una visione soprannaturale e pastorale. Risolveva qualunque argomento in chiave di fede e di fedeltà all’ideale francescano di povertà e di “spirito e di orazione e devozione“.
La sua preoccupazione prioritaria fu la formazione umana e pastorale dei chierici.
Nato e cresciuto nella povertà e nel sacrificio e dotato dalla natura e più dallo Spirito Santo di una grande “sapientia cordis“, egli si poneva sotto gli occhi di tutti come una lezione permanente di vita evangelica.
Mentre era Ministro Provinciale, Foggia fu bombardata e Padre Agostino scrisse le pagine più luminose del suo eroismo caritativo, rimase sul posto, sporcandosi di sangue la tonaca per salvare i feriti ed estrarre i morti dalle macerie.
Da Vescovo, anche se minato dal male, volle conoscere la maggior parte dei sacerdoti e dei fedeli della diocesi. Spalancava la porta e le braccia a chicchessia: la curia era diventata la centrale della carità in tutte le forme.
Poi non poté più alzarsi; il suo medico, la suora infermiera e il cancelliere vescovile affermarono che bastava la vista del suo corpo martoriato e della sua adesione al volere di Dio per subire uno shock sconvolgente e purificatore che richiamava nella coscienza e nella mente la presenza viva di Dio.
Ogni giorno desiderò la celebrazione dell’Eucarestia nella sua camera da letto e recitava continuamente il Rosario.
Si spense il 16 ottobre cantando: “Andrò a vederla un dì ….” .
Il Venerabile Mons. Agostino Castrillo da Pietravairano