
di Antonio Migliozzi
La Diocesi di Teano – Calvi si è arricchita di una nuova luce con l’Ordinazione diaconale di Salvatore Siano, nella Celebrazione Eucaristica del 7 dicembre 2021, presieduta dal Vescovo S.E. Mons. Giacomo Cirulli nella Chiesa Cattedrale di Teano.
Abbiamo incontrato il giovane Salvatore ponendogli alcune domande.
Quando è maturata la tua chiamata per servire il Signore nella Chiesa e come è avvenuta?
Ero un giovanotto come tanti che negli anni di adolescenza aveva rotto con qualsiasi forma di attività parrocchiale e di Culto, indifferente allo sguardo di Dio ma forse perché nessuno me ne aveva fatto fare vera esperienza, fino a quando io stesso mi sono sentito guardato in modo nuovo.
Questa esperienza è avvenuta intorno ai 16 – 17 anni. Ero un ragazzo pacato, amichevole al quale piaceva stare in compagnia che vestiva firmato e aveva un bel motorino.
Per una occasione casuale iniziai ad accompagnare in maniera sporadica una persona a me cara in una parrocchia distante dalla zona, ma come semplice accompagnatore senza prestare attenzione alla Liturgia.
Successivamente da annoiato spettatore nell’assemblea sentii il bisogno di una nuova relazione con il Signore Gesù, ma tutto cominciò all’improvviso. Sentii il bisogno di rivivere i Sacramenti e andare la Domenica a messa, anche da solo. La mia prima chiamata è stata quella di sentirmi figlio di Dio.
Da qui iniziai la mia vita da giovane impegnato in parrocchia e nell’ associazione del Rinnovamento dello Spirito in Pastorano. Intanto sentivo una spinta a voler fare di più e la vita ordinaria quasi non mi bastava, qualcuno mi faceva qualche rimando ma proseguivo silenziosamente nella vita.
Dopo essermi diplomato mi fermai un anno per riflettere e capire cosa Dio volesse da me, poi intrapresi gli studi di Scienze Religiose e al termine del triennio dove mi laureai decisi di intraprendere il cammino di discernimento.
Seguire Gesù valeva più di tutto ciò che pensavo e come ai discepoli alle mie continue domande, alla risposta vieni e vedi non ho resistito e trovando il coraggio di lasciare tutto per ricominciare. E così bussai alle porte della nostra Diocesi. Non c’è stato un momento preciso ma il vivere la quotidianità mi ha portato a pormi questa domanda che nel mio cuore sentivo risuonare ma che inizialmente tentavo di non corrispondere fino a quando mi sono lanciato.
Quando hai comunicato ai tuoi familiari la volontà di diventare prete quale è stata la loro prima risposta?
Beh, premetto che sono figlio unico e quindi penso che c’erano dei progetti su di me, probabilmente. Inizialmente si mostrarono un po’ interdetti, poi subentrarono la comprensione e la gioia per ciò che di bello il Signore stesse preparando per me.
In questo tuo percorso che ti ha portato al Diaconato, c’è stata qualche persona che ricordi in maniera particolare che ti è stata più vicina seguendoti nel cammino da seminarista?
Sono diverse le persone che ricordo con gratitudine per la vicinanza e l’affetto che mi hanno mostrato in questo tempo: il Vescovo, diversi sacerdoti, i miei parroci, i cari seminaristi anche di altre Diocesi con il quale ho condiviso questo tempo, Marco e Mario con il quale ho condiviso tutto il percorso fino al quinto anno di seminario. Tutti hanno contribuito e spero continuino a farlo nel tempo che verrà.
Stiamo vivendo un periodo storico particolare sia per quanto riguarda la pandemia che l’apertura del Sinodo voluto dal Santo Padre due eventi molto diversi tra di loro ma che riguardano il mondo intero. Come hai vissuto fino ad oggi queste esperienze?
Spero che il Sinodo ci faccia adoperare come ci siamo adoperati per la pandemia e veramente ci scuota. La pandemia covid ci ha sicuramente scosso e penso che in fondo abbia messo in crisi un pò anche la nostra visione di Chiesa facendoci riflettere su dove o meglio in che modo ci stavamo dirigendo verso la Meta. Non mi illudo che tutto ci stia rendendo migliori al cento per cento ma ci sono stati grandi atti di amore in questo tempo che non devono essere offuscati dalla zizzania. Il Sinodo è una grande occasione per rallentare il passo e ascoltarsi tutti, non per polemizzare ma per crescere in Gesù e metterci in ascolto per comprendere quanto di bello ancora oggi compie attraverso le nostre vite.
C’è un aneddoto particolare che ha caratterizzato gli anni di formazione che ti piacerebbe raccontare?
Diversi sono gli aneddoti pensando ai sei anni di cammino. Un’esperienza che mi ha riempito il cuore è stata certamente quella estiva presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza “Cottolengo” presso Biella. Il contatto con gli ospiti di quella struttura mi ha segnato. Ancora oggi ricordo i volti di tanti, ma anche la fatica di stare tentando di provvedere al meglio per le loro esigenze. Mi ha fatto comprendere come bisogna spendere bene il tempo che ci è concesso e che tutto non è scontato che ci sia.
Il cammino è ancora lungo e pieno di studio, come ti stai preparando per ricevere l’ordinazione presbiterale?
Si, c’è ancora un pò di tempo per l’ordinazione presbiterale, gli studi ci aiutano per essere sempre più aperti nelle idee, io devo completare la licenza in Spiritualità conseguendo la tesi e potrei seguire altri studi che sono inerenti a questo settore. Importate poi è anche la nostra esperienza pastorale presso le parrocchie, è lì che secondo me ci si forma tanto.
Come immagini il tuo futuro da prete? In quale modo senti di poter corrispondere alla vocazione?
Un modello di prete al quale potrei ispirarmi è di uomo che è tra tutti come pane spezzato, al servizio della fede e della carità che metta al primo posto il bene delle anime e che viva la misericordia nel senso più nobile. Non uno specialista del Sacro ma un testimone dell’Amore di Dio, ricordando sempre che ciò che si riceve è custodito in vasi di creta. Ma non è semplice immaginare il futuro perché la vita con Dio potrei dire che è sì tracciata fin dall’eternità, ma si rivela giorno per giorno. I calcoli vengono spesso cambiati e lì si comprende che è una volontà non personale. Ho speranza che sarà un bel tempo.
Una nuova luce nella Diocesi