
di Grazia Biasi
La Parola di Dio continua a percorrere strade, a bussare alle porte, a visitare luoghi, ad entrare nelle case della gente. È accaduto in occasione della Settimana della Parola di Dio, una peregrinatio verbi, che ha preparato le Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo alla Domenica della Parola di Dio voluta da Papa Francesco per la terza domenica del tempo ordinario, stabilita con il motu proprio Aperuit illis. Il vescovo Mons. Giacomo Cirulli ha portato la Parola da un capo all’altro dei territori diocesani toccando luoghi-simbolo della tradizione cristiana, identitari per le comunità locali; da lì ogni sera un breve tempo di preghiera, di meditazione della Parola, e di riflessione sul percorso sinodale; e grazie ai mezzi di comunicazione da quei luoghi il Pastore è entrato nelle case interrompendo la routine degli impegni e di un ordinario ritmo giornaliero per proporre una scelta ai suoi ascoltatori: quella della “parte migliore”, il Vangelo di Gesù Cristo.
Il Vangelo di Luca è stato al centro della riflessione, motivo di provocazione per l’oggi di queste due chiese, ma anche di incoraggiamento e di suggerimento nel percorso sinodale in cui è coinvolta la Chiesa universale attraverso le esperienze locali. La Parola di Dio proposta dal Vescovo si è accompagnata per l’intera settimana al verbo ascoltare, colto nelle sfumature che la Sacra Scrittura ogni volta suggerisce e l’evangelista Luca rivela attraverso la narrazione di incontri, momenti intensi tra Gesù e i suoi…, tra Gesù e il Padre.
«C’è bisogno che la Parola di Dio sia conosciuta, penetri il cuore, parli all’uomo di oggi, suggerisca la strada, riveli la misericordia di Dio che è da sempre, ricordi l’antica storia del popolo di Dio in cui siamo coinvolti; è importante che ce ne facciamo ascoltatori per esserne annunciatori; ma è soprattutto importante che da essa impariamo lo stile: ascoltandola diventiamo capaci di ascolto, nei confronti di Dio e nei confronti dell’uomo». Con queste parole e a più riprese, Mons. Cirulli ha ricordato il motivo di questa iniziativa pastorale e anticipato la scelta di vivere in Quaresima e nel tempo di Pasqua esperienze simili, innestando nel percorso sinodale in corso – attualmente nella fase narrativa, cioè di ascolto – la dimensione della spiritualità, premessa di ogni dimensione relazionale che il Sinodo chiede di realizzare nelle microstrutture parrocchiali e nei contesti territoriali tramite il lavoro dei parroci e dei collaboratori pastorali…
La peregrinatio ha toccato le Cattedrali delle Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo, luoghi che indicano l’unità della Chiesa locale intorno al proprio Vescovo, sede da cui il Pastore si fa annunciatore per tutti, universalmente per la sua Chiesa; Cattedrali, scrigni di storia e di tradizione che nei secoli hanno accolto generazioni di battezzati, di sacerdoti e Pastori, nei momenti ordinari e straordinari della vita pastorale ma anche culturale e sociale dei paesi…; sono i luoghi che hanno accolto e custodito la memoria dei Santi Patroni, fedeli testimoni del Vangelo. Siamo stati Ad Alife in apertura della settimana dove si venerano le spoglie mortali di San Sisto I, papa e martire; e a Teano dove sono custodite le reliquie di San Paride, apostolo ed evangelizzatore. Il Percorso della Parola ha fatto tappa a Caiazzo, nella chiesa Concattedrale, nella casa di Santo Stefano Menicillo, vescovo dalla parte dei poveri e degli oppressi… anch’egli patrono di Alife-Caiazzo.
Soste intermedie in due luoghi antichi, culla della prima cristianizzazione in queste nostre terre: la Basilica di San Paride in Fontem a Teano e la Basilica di Santa Maria di Cubulteria in Alvignano: lì dove la parola di Dio ha mosso i primi passi; lì dove i cristiani dei primi secoli, non senza dolori, hanno preparato la strada a agli uomini di oggi; antiche aule da cui ci giunge l’eco di preghiere, di inni, di litanie, di canti, di religiosità e di fede… ancora innestati nel tessuto sociale e culturale delle comunità locali.
Altra sosta individuata per la catechesi biblica, la Casa della Carità “San Giuseppe Moscati” in Pignataro Maggiore, dove la Parola di Dio ogni giorno si fa pane, farmaco, cura e ascolto per gli ultimi e i bisognosi: un progetto che Mons. Cirulli ha realizzato grazie al contributo dei Fondi 8xMille alla Chiesa Cattolica annualmente destinati, grazie alla firma dei contribuenti in occasione della dichiarazione dei redditi, a progetti di valenza pastorale, caritatevole o artistica.
La Parola portata dal Vescovo Giacomo ha fatto tappa al Monastero di Ruviano sulle colline caiatine, sede di una giovane comunità monastica dove la Santa Scrittura ogni giorno è esperienza di preghiera, studio, divulgazione, ma soprattutto sapiente confronto con il sapere scientifico e umanistico in quelle occasioni programmate che qui attirano centinaia di giovani dalle maggiori città della Campania… In questa circostanza, la meditazione è stata a cura di Padre Fabrizio Cristarella Orestano, biblista, priore della comunità.
Ascoltare è il verbo che unisce antico e nuovo nella Bibbia, congiunge il passato al presente: citando il libro del Deuteronomio il Vescovo ha aperto le sue catechesi fissando da subito la rotta per i suoi ascoltatori serali: ascoltare è fare memoria; ascoltare è conoscere; è consolidare la fiducia tra Dio e l’uomo e stabilire un impegno per l’uomo stesso. Si dirà nelle catechesi successive, in particolare in quella dedicata ai discepoli di Emmaus, che non c’è incontro con la Parola di Dio senza la memoria dei fatti, senza la conoscenza della Scrittura (come è stato anche per Gesù), senza una reazione da parte dell’ascoltatore toccato, trasformato, risvegliato dal torpore, risollevato dalla delusione….
Quale reazione suscita all’uomo di oggi la Parola di Dio? Quanta disponibilità ad accogliere la Parola, a lasciarsi interrogare e trasformare? Quali resistenze trova sul cammino? Ma in particolare, cosa chiede? Più volte durante la settimana Mons. Cirulli ha sottolineato l’attualità della Parola nel qui ed ora, nel suo compiersi quotidianamente: la lettura del passo evangelico in cui Gesù nella sinagoga legge il profeta Isaia (Lc 4,14-21) e conclude “Oggi si è compiuta questa scrittura…” è stato motivo per ricordare che celebrare e annunciare ogni giorno la Parola è dare compimento alle Parole di Gesù Cristo che chiedono ad ognuno di andare a portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione, e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi….
Non siamo più di fronte all’attesa di una promessa ma ad una vera esperienza per l’uomo che apre il suo cuore, manifesta la disponibilità a fare suo il progetto di Dio e a dargli futuro. «Non siamo di fronte ad un fatterello, ma alla verità», così il Vescovo Giacomo: «la Storia di Dio con gli uomini, a cui l’evangelista Luca conferisce il giusto ordine teologico, la storia della salvezza che Dio ci ha donato nel suo Figlio, è storia che arriva fino a noi; essa è negli anelli di una catena che continuerà a dipanarsi; una catena che non si è mai spezzata perché legata a Chi è principio e fine, alfa e omega e ci tiene tutti dentro…».
A Papa Francesco l’ultima parola: nell’omelia della Messa celebrata in San Pietro il 23 gennaio (Domenica della Parola), commentando l’episodio di Gesù nella sinagoga e la lettura del rotolo di Isaia su cui Mons. Cirulli si era precedente soffermato durante le catechesi bibliche, ha ribadito la centralità della Parola nell’oggi dell’uomo e le azioni-reazioni che essa richiama al credente. Per Francesco, la Parola svela Dio e la Parola ci porta all’uomo. Come per Gesù Cristo, accogliere la Parola di Dio è conoscerne la misericordia, è fare esperienza del suo progetto di amore per ciascuno; è cogliere la sua vicinanza e stabilire con lui una relazione di fiducia; è mettersi in ascolto; è sperimentare la tenerezza della sua presenza: un volto materno che la Chiesa è chiamata a rivelare nella missione quotidiana e su cui Francesco interroga la responsabilità di ogni battezzato «portiamo dentro al cuore questa immagine liberante di Dio, il Dio vicino, il Dio compassionevole, il Dio tenero? (…) La nostra, è una fede che genera speranza e gioia?».
Poi il secondo passaggio, il condurci della Parola verso l’uomo che per Papa Francesco si traduce nell’impegno più semplice, vero e concreto: prendersi cura del prossimo. «La Parola che si è fatta carne (cfr Gv 1,14) vuole diventare carne in noi. Non ci astrae dalla vita, ma ci immette nella vita, nelle situazioni di tutti i giorni, nell’ascolto delle sofferenze dei fratelli, del grido dei poveri, delle violenze e delle ingiustizie che feriscono la società e il pianeta, per non essere cristiani indifferenti, ma operosi, cristiani creativi, cristiani profetici».
La settimana della Parola di Dio